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Come scegliere le parole giuste per una comunicazione efficace

Scritto da Elisa Carraro | 5-lug-2019 7.03.12

La scrittura è uno strumento di comunicazione in continua evoluzione. Cambiano i linguaggi, i metodi di comunicazione, gli stili e i canali di diffusione, esiste tuttavia sempre una costante che riunisce ogni ambito: la parola.

Nel libro Scrivere bene (o quasi), Elisabetta Perini, cita Go.Globe.com (2011):

“Sessanta secondi: in un solo minuto, nel mondo, vengono inviate 168 milioni di email e 1600 blogger aggiungono un post nei loro blog [...]”.

Questo è solo un input per sostenere una tendenza sempre più diffusa: le persone hanno ripreso a scrivere, molto più di prima. Una quantità incredibile di contenuti, non solo semplice scrittura, ma sempre più spesso comunicazioni più elaborate, idee e pensieri. Un’unica caratteristica li accomuna: la lingua scritta.

Questo trend è confermato anche da Lori Lewis e Chadd Callahan (di Cumulus Media, società di trasmissione statunitense e terzo più grande proprietario e operatore di stazioni radio AM e FM negli U.S.A.) che ogni anno riassumono in un’infografica che cosa accade su Internet in 60 secondi (This is what happens in an Internet Minute). Nel solo 2018, ad esempio: 187 milioni di email inviate, 481.000 Tweet pubblicati e 38 milioni di messaggi inviati via WhatsApp.

Questi dati sono la testimonianza che è in atto un cambiamento. In un mare infinito di contenuti scritti: messaggi, articoli, post, newsletter, tweet, comunicati, ebook, email... ogni autore compie delle scelte, mai banali: chirurgicamente decide quali parole utilizzare.

La scelta delle parole è un compito importante, spesso sottovalutato, soprattutto quando il risultato della nostra comunicazione è alla portata di tutti, e non ristretto ad una cerchia limitata di persone.

Quali sono gli elementi che influenzano la scelta delle parole?

La scelta di utilizzare una determinata parola è influenzata da precisi criteri, diversi per ambito e per finalità. Spesso sono più di uno i motivi che concorrono alla scelta finale di una parola, a scapito di un’altra. Vediamo alcuni esempi:

  • Performance: la tipologia di contenuto e il risultato che vogliamo raggiungere con esso, sono due buoni criteri che guidano l’autore nella scelta di un termine. Pensiamo ad esempio ad un testo scritto in ottica SEO. L’obiettivo di raggiungere buoni posizionamenti e visibilità sulla pagina dei risultati di ricerca da motore, può spingere a compiere determinate scelte lessicali. Le parole chiave diventano allora un input, la traccia da cui partire per la costruzione di un testo. Abbandonando la rigidità e la tecnica, ci si può aprire verso una ricerca di termini simili, sinonimi o perifrasi (SEO semantica) per ottenere dei contenuti davvero alla portata del proprio utente finale.
  • Stile: quando scriviamo ci rivolgiamo ad un determinato destinatario. Pensando a chi leggerà il nostro testo o il nostro contenuto, operiamo già una prima selezione delle parole. Più precisamente, andiamo a definire uno stile che avrà due priorità: da un lato identificarci, creando così unicità e riconoscibilità, dall’altro rispecchiare le aspettative del nostro pubblico.
  • Tono di voce: le parole hanno un suono, non solo quando vengono pronunciate a voce alta, ma anche quando vengono lette e riecheggiano tra i pensieri. L’emozione e le sensazioni legate ad ogni testo sono la guida di lettura per interpretare il contenuto. Per questo motivo le stesse parole, se espresse in toni differenti, possono comunicare messaggi diversi. A livello comunicativo è compito di chi scrive sintonizzarsi con il pubblico giusto per catturare la sua attenzione con un messaggio preciso e dedicato.
  • Strumento di diffusione: quanti sono oggi i canali di diffusione dei contenuti? Un contenuto può essere veicolato utilizzando decine di piattaforme differenti, ciascuna caratterizzata da un proprio linguaggio. É per questo che uno stesso contenuto può assumere connotazioni distinte in base alla lunghezza, alla scelta lessicale, alla forma delle parole di cui si compone: pensiamo ad esempio agli hashtag, alle call to action, al microcopy.

 

Scegliere le parole giuste: qualità ed effetto utente

Durante l’edizione 2019 di PlayCopy, il convegno/workshop sulla scrittura professionale, Paolo Iabichino (fino al 2018 Chief Creative Officer del Gruppo Ogilvy & Mather Italia) ha proposto un intervento dal titolo davvero esplicativo, sintesi perfetta del suo contenuto: “Armati di parole”.
L’accento su “armati”, volutamente omesso, è la chiave che apre all’interpretazione. Viviamo in un periodo che ci porta a continui stravolgimenti, nelle impressioni e nelle idee: le parole sono rimaste il nostro baluardo e rappresentano la difesa estrema di un pensiero. Sta a chi scrive scegliere di fare delle parole uno scudo e non un’arma, in un continuo percorso di evoluzione. 

Le parole giuste non sono mai scontate, sono frutto di ricerca ed esperienza, sensibilità e impegno nel raggiungere gli obiettivi. Chi scrive si ritrova investito di un’immensa opportunità: solamente scegliendo una parola, al posto di un’altra, può convincere o annoiare, farsi seguire o essere abbandonato. 

Per questo le parole sono strumenti potenti nelle mani di chi scrive.    

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